31 agosto (Cosa significa discernere)
Discernere è un atto che riguarda tutti, in esso si concretizza un progetto di vita e la nostra
relazione con Dio. Il discernimento è un esercizio di intelligenza, perizia, volontà per cogliere il
momento favorevole. I costi del discernimento sono: situazioni inattese e non programmate
nel prendere delle decisioni che possiamo prendere solo noi, non c’è uno che le può prendere
al nostro posto, pur potendo chiedere consiglio.
Il discernimento coinvolge gli affetti, prendere la decisione giusta ti porta sempre ad una gioia
finale, anche se nel cammino bisogna soffrire un po’ l’incertezza. Alla fine dei tempi anche Dio
farà discernimento su di noi.
Il discernimento comporta fatica, ma è indispensabile per vivere. Occorre sapere cosa è
veramente importante per me ora, richiede un rapporto filiale con Dio che però non impone
mail il suo volere perché vuole essere amato e non temuto, e l’amore si vive solo nella libertà.
Per discernere bisogna saper amare.
7 settembre (un esempio: Ignazio di Lojola)
Inizialmente i pensieri del mondo sono attraenti,
però poi diventano una cosa vuota, i pensieri di Dio
dapprima suscitano resistenza ma poi portano ad
una pace sconosciuta. Il discernimento presuppone
una storia, un percorso che abbiamo già iniziato e
che dobbiamo sapere dove ci porterà. Il
discernimento è l’aiuto a riconoscere i segnali con i
quali il Signore si fa incontrare nelle situazioni
impreviste, perfino quelle spiacevoli.
28 settembre (gli elementi del discernimento: la familiarità con il Signore)
La preghiera è un aiuto indispensabile per il discernimento perché ci consente di rivolgerci a
Dio come si parla ad un amico, appunto la familiarità con il Signore. Il segno dell’incontro con il
Signore è la gioia.
5 ottobre (Gli elementi del discernimento: conoscere se stessi)
Spesso non riusciamo a fare un buon discernimento perché non conosciamo noi stessi, vi è un
dialogo insufficiente tra vita religiosa e dimensione umana, cognitiva, affettiva. Si ignorano
quali sono i nostri desideri più profondi. Conoscere se stessi implica un paziente lavoro di
scavo interiore, occorre fermarsi per prendere consapevolezza sul nostro modo di fare, sui
nostri sentimenti e su ciò che ci condiziona nella vita.
E’ importante l’esame di coscienza non per capire i peccati commessi ma per capire il percorso
dei sentimenti, ciò che mi ha reso felice, ciò che mi ha reso triste.
12 ottobre (gli elementi del discernimento: il desiderio)
Il discernimento è una forma di ricerca, che nasce da qualcosa che ci manca. Desiderio
(mancanza della stella) indica la mancanza di un punto di riferimento che orienta il cammino e
quindi evoca una tensione per raggiungere un bene che ci manca, quindi il discernimento
diventa una sorta di bussola per capire dove sto andando. Il desiderio dura nel tempo. Il
desiderio ti rende forte, coraggioso, ti fa andare avanti nonostante le difficoltà.
19 ottobre (gli elementi del discernimento: il libro della propria vita)
Per il discernimento è importante conoscere la propria storia di vita. Essa ci consente di
cogliere sfumature e dettagli importanti che possono rivelarsi aiuti preziosi fino a quel
momento rimasti nascosti. Il bene è nascosto e pertanto va ricercato. Leggere la propria vita
porta ad educare lo sguardo, consente di vedere i piccoli e grandi miracoli che Dio fa nella
nostra vita. Il discernimento è la lettura narrativa dei momenti belli e bui della nostra vita.
26 ottobre (gli elementi del discernimento: la desolazione)
La desolazione è l’oscurità dell’anima, il turbamento interiore, lo stimolo verso le cose basse e
terrene, l’inquietudine dovuta alle agitazioni e tentazioni. L’anima così si inclina alla sfiducia, è
senza speranza è senza amore. Anche la desolazione è importante e ci dice qualcosa della
nostra vita purchè non abbiamo fretta di liberarcene. E’ importante imparare a leggere la
tristezza per capire cosa significa per me. Essa può essere un campanello d’allarme per meglio
leggere la nostra vita da cui si può uscire rafforzati e nessuna prova non può essere superata.
16 novembre (perché siamo desolati)
Lo stato spirituale della desolazione si ha quando nel cuore è tutto buio e triste, tuttavia
questo stato può essere un’occasione di crescita se provoca “uno scuotimento dell’anima”.
Favorisce la vigilanza e l’umiltà, ci scuote dal vento del capriccio. Non si può vivere una
serenità asettica che non tiene conto dei sentimenti (in questo caso la tristezza), perché
altrimenti non saremmo attenti alle sofferenze degli altri e incapaci di cogliere la nostra. Nella
vita quando si fa una scelta occorre sempre pagare un prezzo: il prezzo della decisione, il
prezzo di fare uno sforzo per poter uscire da uno stato di indifferenza. La desolazione è un
invito alla gratuità, ci offre la possibilità di crescere e di iniziare una relazione più matura con il
Signore e i fratelli. Nella desolazione tu cerchi Dio.
23 novembre (la consolazione)
La consolazione è la luce dell’anima. Essa è una esperienza di gioia interiore che permette di
vedere la presenza di Dio in tutte le cose e pertanto rafforza la fede e la speranza e quindi la
forza di fare il bene. Vivere la consolazione ci permette di non arrenderci di fronte alle
difficoltà. Con la consolazione la persona si sente avvolta dalla presenza di Dio in una maniera
sempre rispettosa della propria libertà. La consolazione riguarda soprattutto la speranza ed è
protesa verso il futuro facendoti fare scelte fino a quel momento rimandate. La consolazione è
un dono dello Spirito Santo che consente una familiarità con Dio che sembra annullare le
distanze. Attenzione alle false consolazioni che cerchiamo a tutti i costi e che si verificano in
maniera caotica e chiassosa, invece la vera consolazione è leggera e soave.
30 novembre (la consolazione autentica)
La consolazione autentica è una sorta di conferma del fatto che stiamo compiendo ciò che Dio
vuole da noi, che camminiamo sulle sue strade, cioè nelle strade della vita, della gioia e della
pace. Il discernimento, infatti, non verte semplicemente sul bene o sul massimo bene
possibile, ma su ciò che è bene per me qui e ora: su questo sono chiamato a crescere,
mettendo dei limiti ad altre proposte, attraenti ma irreali, per non essere ingannato nella
ricerca del vero bene.
7 dicembre (la conferma della buona scelta)
Uno dei segni distintivi di un discernimento positivo è il fatto che esso comunica una pace che
dura nel tempo, una pace che porta armonia, zelo, unità, fervore. Un primo aspetto è se la
decisione viene considerata come un possibile segno di risposta all’amore e alla generosità che
il Signore ha nei miei confronti. Non nasce da paura, non nasce da un ricatto affettivo o da una
costrizione, ma nasce dalla gratitudine per il bene ricevuto, che muove il cuore a vivere con
liberalità la relazione con il Signore.
Un altro elemento importante è la consapevolezza di sentirsi al proprio posto nella vita –
quella tranquillità: “Sono al mio posto” -, e sentirsi parte di un disegno più grande, a cui si
desidera offrire il proprio contributo. Un altro buon segno, per esempio, di conferma è il fatto
di rimanere liberi nei confronti di quanto deciso, disposti a rimetterlo in discussione, anche a
rinunciarvi di fronte a possibili smentite, cercando di trovare in esse un possibile
insegnamento del Signore. Questo non perché Lui voglia privarci di ciò che ci è caro, ma per
viverlo con libertà, senza attaccamento. Solo Dio sa che cosa è veramente buono per noi.