Riflessione sulla quarta domenica di Quaresima: impariamo a vedere oltre, diventiamo luce per il mondo.

Nella quarta domenica di Quaresima, chiamata anche domenica Laetare, ci viene proposto il brano evangelico del cieco nato. Gesù appena uscito dal tempio,incontra un uomo cieco dalla nascita; subito i discepoli chiedono al loro maestro quale fosse il suo peccato. Per la mentalità del tempo, si riteneva infatti che una malattia, o una deformità fossero la naturale conseguenza dei peccati commessi. Qualora la condizione di handicap fosse stata presente dalla nascita, i peccati erano stati compiuti dai genitori. Gesù quindi scardina innanzitutto questa mentalità sbagliata; Dio è amore, è morto per noi. Non ci mette alla prova, né è causa delle nostre malattie; dobbiamo imparare ad affrontare le situazioni difficili alla luce di Dio, che al contrario è al nostro fianco e ci guida. Dobbiamo vedere come vede Dio. Lui guarda il cuore. Come ci suggerisce San Paolo, dobbiamo comportarci come figli della luce. Gesù è presente realmente nella nostra vita e nel nostro quotidiano ed agisce in noi. Infatti si avvicina al cieco nato, sputa per terra,prende del fango e glielo spalma sugli occhi e lo invita a lavarsi nella piscina di Siloe. Il cieco, fatto ciò che il maestro gli aveva ordinato, iniziò a vedere. Il gesto di Gesù rimanda alla creazione dell’uomo e vuole riportare l’umanità intera alla condizione prima del peccato. Gesù ci aspetta, crede in noi, dobbiamo imparare a guardare le cose oltre l’apparenza; con il Sacramento del Battesimo siamo divenuti luce del mondo. Noi famiglie, dove ci sono le tenebre dovremmo portare la luce. Le nostre famiglie devono essere dei piccoli Paradisi Terrestri; ma per fare ciò dobbiamo mettere da parte il nostro orgoglio. Dobbiamo quindi imparare ad “Amare da morire”; cerchiamo di non litigare fra di noi e di educare i nostri figli a fare lo stesso. I beati ci insegnano che il nostro coniuge è la Parola di Dio; Lui sollecita gli sposi ad onorarsi e rispettarsi sempre, per essere canale di grazia l’uno per l’altro e realizzare insieme la volontà di Dio.